sabato 13 ottobre 2012

AREA CINEMA: UN GIORNO SPECIALE

Per tutti gli appassionati di cinema, ecco che la nostra amica Elena Chiti recensisce per tutti noi il nuovo film nelle sale
 "Un giorno speciale". 


Volendo esprimere un giudizio eccessivamente generoso (e sottolineo eccessivamente generoso) si potrebbero cogliere nel film alcuni intenti di ispirazione neorealista, che si manifestano attraverso le riprese degli esterni dei quartieri pop
olari della borgata romana, popolata da giovani le cui aspirazioni si traducono, in qualche caso, in sogni di successo al di fuori delle loro capacità e dei loro talenti. Giovani che si vergognano delle loro origini proletarie e che, nel caso di Gina, sono disposti a tutto pur di trasformare il proprio destino, grazie anche all’appoggio di una madre ambigua quanto il rapporto fra le due donne. Giovani che invece, nel caso di Marco, vedono infrangere la loro fresca ingenuità contro una realtà cinica e opportunista, governata dal potere politico ed economico, incarnato dalla figura di un onorevole compiacente.
Si potrebbe cogliere una lontanissima parentela anche tra l’erranza dei due protagonisti, che per caso si trovano a vagare per Roma per la durata di un'intera giornata, e l’erranza di alcuni protagonisti neorealisti, anch’essi destinati a vagare senza una meta precisa, non soltanto nel corso di una giornata ma nel corso della loro vita precaria e incerta.
Lontanamente neorealistico potrebbe sembrare anche l’approccio della regista nei confronti delle vicende e delle scelte dei suoi personaggi, la quale sembra voler rossellinianamente “mostrare e non dimostrare”, ovvero sembra volerci mostrare alcune realtà senza esprimere apertamente un giudizio morale.
Il linguaggio filmico però non sembra volutamente neorealistico ma semplicemente scarso, articolato attraverso riprese elementari, caratterizzate da un uso della luce approssimativo e maldestro soprattutto negli interni, ed un montaggio grossolano.
La sceneggiatura, che scorre lentamente e sembra acquisire un ritmo più incalzante soltanto verso la fine del film, si avvale di gag comiche tipiche del cinema muto e un po’ scontate, come quella “dell’astice”.
Gravano sul film anche l'inesperienza attorica dei due protagonisti (Filippo Scicchitano e Giulia Valentini) e le musiche selezionate con disimpegno.


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