Con questo WEEK END di pioggia molti di noi opteranno per una bella serata al cinema. E allora quale occasione migliore per proporre una recensione della nostra amica Elena Chiti sul film "ON THE ROAD" ?
Le istanze culturali dei beatnik sembrano edulcorate nella trasposizione filmica a beneficio degli aspetti dissoluti delle loro giovani vite, scandite dal ritmo del jazz, a loro tanto caro, dall’abuso di alcool e stupefacenti, da amori irresponsabili e dalle loro orge. Tuttavia l'ispirazione che pervade Sal alla fine del film, e che lo induce a scrivere di getto un fiume di parole sulle proprie avventure vissute in giro per gli Stati Uniti fino al Messico, da solo o in compagnia dell’amico Dean e di altri eccentrici personaggi, sembra suggerire l'idea che per riuscire ad essere veramente degli intellettuali e riuscire quindi a scrivere qualcosa di serio sia necessario optare alla fine per uno stile di vita più sobrio, nonostante che le idee da trascrivere si possano attingere soltanto dal proprio vissuto.
Lo stile registico, volutamente “sporco”, rende perfettamente onore allo spirito del tempo. Le inquadrature “sgrammaticate” e l’uso frequente della macchina da presa a mano ricordano le prime opere di John Cassavetes, le prodezze del New American Cinema e lo stile anni ’70 dei Movie Brats. L’ottima fotografia trova ampio spazio per esprimersi nei campi lunghi e lunghissimi, tipici del Road Movie, e nell’uso frequente della camera car, che ci mostra il paesaggio attraverso i finestrini sporchi dell’auto in movimento.
Anche l'interpretazione degli attori è convincente e si amalgama perfettamente con un film ben riuscito e soddisfacente se si tiene presente il fatto che un film finisce per costituire un testo a sè, seppure ispirato ad un romanzo.
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