giovedì 24 maggio 2012

Area Cinema: Dark Shadows

Una volta alla settimana il SALOTTO DEL LORD proporrà nell'area cinema le recensioni cinematografiche di Elena Chiti.
Film del passato, Film del momento, da vedere al cinema o in dvd.
Questa settimana Il Salotto del Lord consiglia Dark Shadows :

"Dopo il favolistico “Alice in Wonderland”, Tim Burton opta per atmosfere cupe e tempestose dal gusto tardo-romantico e decadente, che fanno da eco agli stati d’animo del protagonista, Barnabas Collins. Atmosfere oscure e inquietanti che ben si addicono al soggetto del film che propone l’ennesima rilettura del tema del vampirismo, inscindibile dal primordiale concetto di “eros e tanatos” (amore e morte).
Un horror-fantasy-dark che condivide con il celeberrimo “The rocky horror picture show” di Jim Sharman il registro comico-grottesco; l’ambientazione negli anni ’70 del Novecento; la musica rock; il senso di alienazione dell’individuo “diverso”; la dialettica tra “bene e male” reinterpretata in chiave contemporanea e in cui non esistono buoni integerrimi o cattivi del tutto incapaci di provare sentimenti; l’ambientazione gotica del maniero sinistro, dimora della eccentrica famiglia Collins, il quale finisce per divenire teatro di una violenta lotta tra ex-amanti alla stregua di una “Guerra dei Roses”, durante la quale Angelique esibisce movenze che ricordano quelle delle protagoniste di “La morte ti fa bella”. Una dimora spettrale che conclude la sua secolare presenza ardendo tra fiamme spettacolari.
A dispetto dei limiti imposti dal genere, ovvero dalla commistione di generi presenti nel film, l’ossatura della trama sviscera tematiche universali quali l’ossessiva ostinazione amorosa; il desiderio perverso di ottenere l’immortalità e l’eterna giovinezza; l’inevitabile senso di abbandono in cui cade il piccolo David in seguito alla morte prematura della madre e alla partenza improvvisa di un padre egoista, inetto e avido; la presenza di una donna, incarnata dall’avvenente Michelle Pfeiffer, che diviene il pilastro di una dinastia, pronta a difendere la propria casa, i figli e la famiglia con ogni mezzo. E, attraverso la fine di Angelique, conclude con la morale che il male inferto agli altri finisce col ritorcersi contro il proprio autore.
Finalmente un film tecnicamente impeccabile, con una regia sublime che culmina in travelling vertiginosi e che ostenta un’attenzione maniacale per ogni minimo dettaglio della messa in scena, compresi scenografie, arredamenti, costumi, trucco, musica, luci, colore e fotografia. Un’architettura filmica sontuosa e magniloquente che riduce lo spazio solitamente riservato alla straordinaria mimica facciale di Johnny Depp, attore feticcio di Tim Burton.
                                          Elena Chiti"

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